Leggere e scrivere

Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
Cicerone


La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello

sabato 9 novembre 2013

Passi d'ombre - 4° parte -

Riacquistò fermezza e coraggio. Diglutì e respirò a fondo per scacciare la tensione.
Temeva il buio, ma il desiderio legittimo di conoscere la verità superava ogni suo timore. Uscì dalla camera facendo meno rumore possibile... forse i battiti accelerati del suo cuore avrebbero potuto svegliare qualcuno visto la furia che le squarciava in petto.
Le parve che le scale fossero infinite. La luce della torcia accompagnò i suoi passi avvolti nelle tenebre della notte.
Con le mani sudate aprì la porta d'entrata che immetteva nell'ampio portico lastricato di marmo rosa davanti al giardino silenzioso e addormentato.
Si avviò lentamente lungo il viale rischiarito dai lampioni guardandosi intorno; udiva ancora, seppur ovattati, quei strani rumori che provenivano in fondo al prato, vicino alla quercia.
Di nuovo il canto di una civetta. Rabbrividì. 
Per un attimo si pentì di non aver svegliato nessuno; affrontare l'ignoto da sola poteva essere pericoloso. Che sciocca e incosciente; meglio tornare indietro... ma tali pensieri furono improvvisamente accantonati dal rumore sempre più vicino e da quell'ombra indefinita che piano piano stava assumendo una forma.
E quello che vide la sorprese e nello stesso tempo la rassicurò:
- Poldo... che ci fai qui, bello... - e si abbassò per accarezzarlo e calmarlo. Ansimava e raspava con foga sulle terra smossa. Aveva fatto una buca e con il muso sporco di terriccio annusava nervosamente, eccitato.
- Su, calmati... che stai facendo? -  
La giovane incuriosita si inginocchiò accanto al cane che non smetteva di scavare. 
Con la mano tastò e smosse la terra; toccò qualcosa.. sembrava un pezzo di tessuto... un lembo. Fece luce con la torcia. Sì, era una striscia di stoffa e pareva di color avorio. Un colpo al cuore, il respiro rallentato... rivoli di sudore freddo le inumidirono la fronte. 
Poldo cominciò a guaire e a lamentarsi mentre con i denti tirava il pezzo di lembo scoperto.
- Mamma... - pensò Letizia, ma il sussurro le morì in gola. Udì un improvviso rumore alle sue spalle e un calpestio di foglie secche. Si alzò di scatto:  il tocco di una mano sulla sua spalla e la percezione di un respiro sul collo le provocarono un mancamento e la testa cominciò a girare.

- Letizia... Letizia... - Riprese padronanza dopo alcuni attimi. Di nuovo:
- Letizia... su... svegliati... siamo atterrati a Roma, finalmente! -
Aprì gli occhi e si guardò intorno frastornata. Incontrò uno sguardo dolce e rassicurante che le mise pace e serenità nel cuore.
- Mamma... mamma... - e l'abbracciò commossa, con affetto e lungamente. Poi aggiunse:
- Nessun viaggio in aereo è mai stato così bello, mamma... soprattutto ritrovarti qui vicina, accanto a me... - e le sorrise dolcemente stringendo forte la sua mano che portò alle labbra e baciò.

nereidebruna

                                                                              Fine



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La vita

“Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto,
come un flauto di canna che il Signore riempie di musica.”

San Agostino
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi.

Sal.26

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Sal.138
Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.