Leggere e scrivere

Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
Cicerone


La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello

venerdì 24 dicembre 2010

Buon Natale...a tutti...

Buon Natale a tutti che sia ricco di pace, amore e spiritualità...!!!
Auguri...

martedì 21 dicembre 2010

Ormai ci siamo

Il Santo Natale è alle porte...
Auguri...auguri... di pace, amore e serenità...!!!

Stefania

martedì 7 dicembre 2010

Madre preziosa

Un immenso cielo di stelle
è il tuo manto di seta
che luminoso
rischiara le tenebre.
La dolcezza
del tuo viso radioso
riscalda i cuori desolati
che ritrovano la perduta via,
nella santa preghiera.
Madre di un figlio perfetto
proteggi e consola
l’intera umanità smarrita nell’oblio
e lontana dalla fede.
Ridonaci la pace e l’amore
che Tu, da lassù,
ci hai insegnato.
Le tue preziose mani
tese nell’abbraccio infinito
siano per tutti noi,
servi umili e timorosi,
la nostra meritevole
salvezza divina.
 
nereidebruna

giovedì 2 dicembre 2010

Sole

Spunta un raggio di oro e diamanti
e il mare vanitoso
si fa tesoro prezioso.
L'onda riccioluta
lo accoglie donandogli
spume candide e luminose perle.
E, nel silenzio dei suoi respiri,
si fa miracolo.

nereidebruna

mercoledì 1 dicembre 2010

I barracuda

I barracuda popolano tutti i mari tropicali, in particolare il Mar dei Caraibi ma sono presenti anche nell'Atlantico occidentale e nel Mar Mediterraneo.

Descrizione:  Corpo molto allungato, testa anch'essa allungata, provvista di grandi occhi e forti mascelle, con due file di denti sporgenti e affilati. La mascella superiore non è protrattile, come invece nella maggioranza dei pesci. Sul dorso sono presenti pinne dorsali, la coda è fortemente forcuta. La linea laterale è molto sviluppata. La pelle è ricoperta da piccole scaglie lisce.



La livrea è bianco argentea, con linee brune laterali.
Le dimensioni variano dai 45 cm delle specie minori sino a 1,80 metri

I barracuda hanno una meritata reputazione di predatori insaziabili e feroci. Sebbene la sua dieta vari secondo l'habitat, le sue prede più frequenti sono pesci e cefalopodi e talora perfino i suoi stessi piccoli. Il barracuda inizia il suo attacco investendo la sua preda a gran velocità grazie al suo corpo allungato e idrodinamico. Inoltre la sua vista molto acuta gli permette di cacciare dove le acque sono più torbide. Si dice che, quando le hanno raggruppate, riuniscano le prede in un nutrito banco per aumentare l' efficacia dell'operazione.



Gli adulti prediligono le acque profonde, mentre i giovani popolano le aree costiere e i fondali sabbiosi poco profondi. Nuotano e cacciano formando piccole bande, fatto non usuale in altre specie di predatori. Quelli di maggiori dimensioni, usano cacciare in solitario. La carne del gran barracuda può essere molto tossica, ciò è dovuto al fatto che questo animale divora certi pesci corallini altamente velenosi, per esempio i pesci palla.


I rapporti con l'uomo: Sono stati riportati casi di attacchi dei barracuda di grande taglia ai danni di pescatori subacquei.

Il gran barracuda, la specie di maggiori dimensioni e la più conosciuta, assorbe le tossine dei pesci velenosi di cui si nutre, il che ne fa una specie poco ricercata dai pescatori, pur essendo una preda molto popolare nella pesca sportiva.

martedì 23 novembre 2010

Verso il cielo


Irto e impervio
è il sentiero
che porta a Dio.
Faticosa è la salita
sotto un limpido cielo,
ma la devozione spinge lassù.
Il Cristo Redentore
silente e imponente
accoglie le genti
che con la preghiera
si affidano a Lui.
A spalle accompagnata
la pesante statua
dell’Arcangelo Michele.
Verso l’Eremo va,
preceduta con onore
dai poveri Cavalieri di Cristo.
Una croce rossa patente
nei bianchi mantelli,
come ali nel vento
raggiungono il cielo.
Fende la spada
l’Arcangelo Michele.
Inni solenni e orazioni di fede
mentre il sole radioso
splende illuminando
di oro la cima,
che verso l’infinito Cielo,
s’inchina a Dio.


Stefania

sabato 20 novembre 2010

L'Ippocampo

Il cavalluccio marino o ippocampo lo si trova nel Mediterraneo, sulle coste orientali dell'Atlantico e persino nella Manica. Questo pesce si stabilisce nei luoghi ricchi di piante acquatiche. Esso è lungo circa 15 centimetri ed ha una testa che forma un angolo retto con il corpo. Questa posizione unita alla sua forma e alla rastremazione del corpo che ricorda un lungo collo, gli conferisce una curiosa somiglianza con la testa di un cavallo. Proprio a questa somiglianza l'animale deve il suo nome. Il suo corpo è bruno o nerastro ed è coperto da placche ossee che sembrano dividere l'animale in anelli e formano robuste creste longitudinali. L'ippocampo nuota in posizione verticale, spinto in avanti dalle rapide vibrazioni della pinna dorsale, mentre la vibrazione delle pettorali e i movimenti della coda servono per gli spostamenti verticali. La lunga coda prensile, che generalmente porta arrotolata in avanti, è sprovvista di pinne ed è sempre pronta ad attorcigliarsi intorno alla prima alga che incontra; dopo di che l'ippocampo esplora l'acqua circostante alla ricerca di una preda su cui lanciarsi rapidamente. L'ippocampo possiede occhi mobili e indipendenti l'uno dall'altro, ed è soggetto a cambiamenti di colore. La sua alimentazione si compone di piccoli crostacei, ma mangia anche anche minuscoli animaletti che raccoglie sulle foglie di posidonia. In primavera maschio e femmina si accoppiano. I due coniugi rimangono l'uno di fronte all'altro finchè la femmina ha introdotto tutte le uova, circa 200 uova in pochi secondi, fecondate via via dal maschio, nella sacca d'incubazione che quest'ultimo porta sotto la coda e che è fornita, alla sommità, di una piccola apertura. Dalle uova escono minuscoli embrioni, e 60 giorni dopo la deposizione il maschio, con energiche contorsioni, espelle i piccoli, lunghi una dozzina di millimetri, filiformi e trasparenti.

E qui comincia l'avventura...!!!

mercoledì 17 novembre 2010

La vongola - curiosità e ricetta "Spaghetti alle vongole"

La vongola (Chamelea gallina ) è un mollusco bivalve costituita da due robuste valve a forma di ventaglio uguali tra loro, della famiglia dei Veneridae.
Il termine vongola, sebbene diffuso tra tutti gli italofoni, è di origine napoletana e deriva dal latino volgare conchŭla, diminutivo di cŏncha, ossia conchiglia.
Le valve della vongola sono ruvide al tatto, di colore bianco-bruno, con sfumature grigiastre irregolari; l'interno della conchiglia è invece liscio e bianco-giallastro.
Sebbene la vongola possa raggiungere i 5 cm, generalmente non supera i 3,5 cm, e vive nascosta sotto le
sabbie dei fondali marini, ben infossata: ad emergere sono solo i suoi sifoni, necessari alla vongola per nutrirsi.
La vongola è molto diffusa nel mar del Caspio, nell'Atlantico e nel Mediterraneo; in Italia è molto presente nelle coste dell'Adriatico e in quelle del medio-basso Tirreno.

La pesca della vongola deve avvenire manualmente, attraverso rastrelli, poichè la pesca con draghe sarebbe vietata, sebbene gli interessi commerciali facciano spesso “dimenticare” questa norma.

Le imbarcazioni adibite alla pesca delle vongole sono denominato “vongolari”: esse sono dotate di draghe idrauliche o turbosoffianti che penetrano il fondale sabbioso e, strisciando, catturano le vongole.

La pesca delle vongole è gestita da dei Consorzi di pescatori.

L'allevamento delle vongole è detto “venericoltura” ed è svolto principalmente sui fondali delle lagune: data l'alta rimuneratività della pesca di questo mollusco, si sta sempre più diffondendo la pesca e la commercializzazione illegale, gestita addirittura da mafie. Le vongole così diffuse contengono spesso un'alta percentuale di sostanze tossiche, come piombo, arsenico, mercurio: queste vengono poi vendute “in nero” a ristoratori che a loro volta le offrono a turisti ignari.

Si distinguono diverse varietà di vongole e le principali sono:

- Vongola verace (Ruditapes decussatus), è la più comune e la più apprezzata: le sue carni si distinguono per la loro dolcezza e tenerezza.
- Vongola verace filippina (Tapes philipphinarum), di colore più scuro e intenso; l'interno delle sue valve ha sfumature violacee. Originaria del Pacifico, si è poi diffusa in Veneto solo pochi decenni fa; è di dimensioni superiori rispetto alla vongola verace e le sue carni sono meno tenere.
- Lupino (Dosinia exoleta ), è caratterizzata dall'assenza di sifoni (corni).
- Longone (Venerupis aurea), predilige fondali fangosi, ha la conchiglia molto fragile, soggetta quindi a rotture: le sue carni sono dolci e dal sapore delicato.

■ Al momento dell'acquisto

La vongola è molto apprezzata dal mercato: è commercializzata essenzialmente viva, come è imposto dalla legge, ma si può trovare anche surgelata, sgusciata o no.
Sulla confezione di vongole deve essere riportato il marchio CEE, che ne garantisce la provenienza sicura; in caso contrario, se contaminate, si potranno contrarre malattie e virus anche molto pericolosi, quali epatite o tifo.

■ Conservazione

Le vongole sono molluschi molto delicati che vanno quindi consumati il più presto possibile: dal momento dell'acquisto si potranno mantenere in frigorifero per non più di un giorno, possibilmente avvolte in un panno umido e già pulite.

■ Pulizia e uso in cucina

Per togliere la sabbia, si consiglia di mettere a mollo le vongole in acqua salata (con sale grosso) per un tempo minimo di 2 ore: attraverso questo procedimento, le vongole si spurgheranno; per ultimare la pulizia sarà sufficiente risciacquarle in acqua corrente, strofinandole con uno spazzolino.
Per aprirle il metodo più semplice è gettarle in una padella calda per qualche minuto, finchè le valve non si schiudono.
In questo modo però si rischia che le vongole perdano il delicato sapore: sarebbe quindi consigliabile aprire i molluschi con un coltellino: in questo modo si avrà anche la possibilità di conservare il liquido in esse contenuto, che, una volta filtrato, potrà essere aggiunto alla cottura delle vongole stesse per accentuarne l'aroma.

Nelle preparazioni delle vongole, sono da evitare cotture lunghe, perchè le carni si potrebbero indurire.

La vongola è impiegata per la preparazione di primi come risotti, zuppe o paste, ma anche per antipasti o secondi, cucinandole, ad esempio, in forno con uno strato fine di trito di pangrattato, aglio e prezzemolo.

■ Proprieta' nutrizionali

Le vongole sono ricche di vitamina A, fondamentale per lo sviluppo dell'organismo: la sua carenza può infatti inibire la crescita, portare alla deformazione delle ossa, degli organi riproduttivi e degli organi visivi.

La vongola contiene inoltre fosforo, elemento strutturale di ossa e denti, potassio e proteine, indispensabili per le difese immunitarie del nostro organismo.

Il consumo della vongola è indicato per le diete ipocaloriche: essa ha un apporto di grassi molto ridotto e contiene solo 72 Kcal per 100 g.

Il termine vongola è di origine latina e deriva da conchŭla, cioè conchiglia.

Caparozzolante è, invece, una denominazione di origine dialettale che si riferisce al pescatore di vongole veraci, che in Veneto sono appunto chiamate "caparozzoli" e vengono pescate nella laguna con particolari imbarcazioni.

L'organismo vivente più vecchio al mondo mai trovato è proprio una vongola della veneranda età di 410 anni: essa è stata ritrovata nei freddi mari dell'Islanda ed è stata subito sottoposta a studi per scoprire il segreto della sua longevità.

Ricetta: Spaghetti alle vongole

Vongole in bianco

Tagliate 2-3 spicchi d’aglio e fateli soffriggere in una padella con dell’olio d’oliva fino a farli imbiondire. Aggiungere poi le vongole ben scolate e farle cuocere a fuoco vivo per 2-3 minuti fino a che si sono aperte tutte. A questo punto sgusciare la metà delle vongole lasciando da parte le altre per la decorazione (la metà sgusciata resta nella padella con l’olio). Aggiungere un il prezzemolo tritato finemente, sale ed una punta di peperoncino e poi versare nella padella gli spaghetti (o i vermicelli) cotti molto al dente. Fate insaporire gli spaghetti nell’olio per almeno un minuto e servire immediatamente decorando con le altre vongole non sgusciate.

Buon appetito!!!

lunedì 15 novembre 2010

'A Livella - stupenda poesia di Antonio de Curtis

Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fa' chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.


Ogn'anno puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con i fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza


St'anno m'è capitata 'n'avventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna), si ce penzo, che paura!
ma po' facette un'anema 'e curaggio.


'O fatto è chisto, statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d' 'a chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.


"QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE
SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO
ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE
MORTO L'11 MAGGIO DEL '31."


'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
... sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.


Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
nce steva n'ata tomba piccerella
abbandunata, senza manco un fiore;
pe' segno, solamente 'na crucella.


E ncoppa 'a croce appena si liggeva:
"ESPOSITO GENNARO NETTURBINO".
Guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!


Questa è la vita! 'Ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pure all'atu munno era pezzente?


Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i' rummanette 'chiuso priggiuniero,
muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.


Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje; stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato ... dormo, o è fantasia?


Ate che' fantasia; era 'o Marchese:
c' 'o tubbo, 'a caramella e c' 'o pastrano;
chill'ato appriesso' a isso un brutto arnese:
tutto fetente e cu 'na scopa mmano.


E chillo certamente è don Gennaro...
'o muorto puveriello... 'o scupatore.
'Int' a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se retireno a chest'ora?


Putevano stà 'a me quase 'nu palmo,
quando 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e, tomo tomo... calmo calmo,
dicette a don Gennaro: "Giovanotto!


Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono un blasonato?!


La casta e casta e va, si, rispettata,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, si, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!


Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente".


"Signor Marchese, nun è colpa mia,
i' nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie b stata a ffa' sta fessaria,
i' che putevo fa' si ero muorto'?


Si fosse vivo ve farrie cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse,
e proprio mo, obbj'... 'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa."


"E cosa aspetti, oh turpe macreato,
che 1'ira mia raggiunga 1'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei gih dato piglio alla violenza!"


"Famne vedé... piglia sta violenza...
'A verità, Marché', mme so' scucciato
'e te senti; e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so' mazzate!...


Ma chi te cride d'essere... nu ddio?
Ccà dinto, 'o vvuò capì, ca simmo eguale?...
... Morto si' tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'n'ato è tale e qquale."

"Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?"

"Tu qua' Natale ... Pasca e Ppifania!!
 T' 'o vvuo' mettere 'ncapo... 'int' 'a cervella
che staje malato ancora 'e fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched'e".... e una livella.

'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt' 'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme
tu nun t'he fatto ancora chistu cunto?

Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!"
 
Totò

venerdì 12 novembre 2010

Le cozze - curiosità e ricetta - Cozze del marinaio

La cozza è un mollusco bivalve che vive nel mar Mediterraneo, nel Mar Nero e in Atlantico, dalla Manica sino alle coste del Marocco.

Il mitilo mediterraneo chiamato erroneamente mitile e volgarmente muscolo nelle regioni nord-occidentali italiane, peocio in quelle nord-orientali e cozza in quelle centro-meridionali, è un mollusco che vive nel Mediterraneo, nel Mar Nero e in Atlantico, dalla Manica sino alle coste del Marocco.
La cozza è un mollusco bivalve: la sua conchiglia è composta da due parti uguali, è di colorazione esterna nerastra o nero violacea, mentre quella interna è arancione madreperlacea.
Le cozze che posso essere selvagge o di allevamento e vivono in comunità numerose, fissandosi a rocce o a supporti duri, si nutrono principalmente di plancton e di particelle organiche in sospensione.

Contrariamente a quanto si crede, le cozze non vivono bene nelle zone inquinate, anzi : spesso l'inquinamento provoca epidemie nelle colonie di cozze.




 Ricetta: Cozze del marinaio
Ingredienti:

1. Cozze - 1 kg

2. Aglio  - 1 spicchio
3. Vino bianco -  1/2 bicchiere
4. Olio di oliva extravergine - 3 cucchiai
5. Prezzemolo tritato - 1 cucchiaio
6. Peperoncino piccante -  1 pezzetto
7. Sale

1

Spazzolate e lavate bene le cozze.


2
Fate soffriggere in una padella l’aglio nell’olio, aggiungete il peperoncino, le cozze, il vino, cuocete fino a quando le valve delle cozze si saranno aperte, spolverizzate di prezzemolo e servite


Buon appettito!!!

lunedì 8 novembre 2010

Infinito mare


Mare infinito
di acqua e di sale,
cantaci in odi
le tue leggendarie avventure.
Grandi eroi e navigatori
solcan le tue spume
e senza timor alcuno
sfidano il rabbioso tuo
ruggir
seppur in balia
di onde e tormenti.
E, quando l'orizzonte
si fa color dell'oro, laggiù,
lasciamo i venti impetuosi
gonfiarci le vele e
portarci,
spinti da bianche ali,
in quel lontano infinito dove.
 
nereidebruna

martedì 2 novembre 2010

La rabbia del mare

Oggi il mare è inquieto. Onde spumose inondano la riva affogando la sabbia in un vortice convulso. Il suo blu diventa ocra. Che meraviglia! Le sue urla e il suo ruggito arrivano fino a casa. Mi affascina e mi spaventa ma, mio malgrado, mi attrae ancor di più...

venerdì 29 ottobre 2010

No Holloween, siamo cattolici

Non importa come si festeggi, non importa se tutto questo possa essere fatto in ..."modo innocente", come dai bambini ad esempio. E' il contenuto che è sbagliato.

DIO è VITA, ad halloween si festeggia la morte, la magia, l'esoterismo, e pure il satanismo. Il 31 ottobre, infatti, a mezzanotte, i satanisti celebrano riti e messe nere in favore di Satana, sacrificando sugli altari animali o bambini innocenti.


Dio non è magia, DIO non è morte, DIO non è stregoneria. Halloween è un modo per distrarci da quello che OGNI CRISTIANO CHE SI RISPETTI dovrebbe fare, PREGARE, per i propri defunti, per quelli degli altri, per le anime del Purgatorio, che pregano per noi. Quella deve essere una notte di rispetto, come ci insegna la Santa Madre Chiesa, e il nostro DIO.


HALLOWEEN? NO,GRAZIE! IO SONO CATTOLICO!

venerdì 22 ottobre 2010

Incredibile. L'organo più grande del mondo suonato dal mare

Si trova a Zadar, in Croazia, ed è un enorme organo pensato per essere suonato dal mare. Unico nel suo genere, questo atipico strumento musicale è scolpito nella pietra bianca ed è costruito in modo da essere lambito dalle onde; sott’acqua trentacinque canne vengono suonate dai movimenti del mare, che spinge l’aria attraverso questi giganteschi “fischietti”. A seconda della velocità e della dimensione dell’onda, l’organo suona una nota diversa, creando così un’armonia sempre nuova ma incredibilmente armoniosa.
L’organo, che misura un totale di 75 metri, è opera dell’architetto Nikola Baši, che lo ha realizzato grazie al sapiente lavoro di alcuni scultori della Dalmazia. Quest’opera è ovviamente frequentato da migliaia di turisti, e sul sito ufficiale dedicato all’organo marino è addirittura possibile acquistare un cd musicale che raccoglie alcuni dei brani composti dal mare.

martedì 19 ottobre 2010

La notte verrà

Infinite pagliuzze dorate
si perdono nel blu
e spinte nel suo immenso,
prezioso diventa il giorno,
di bagliori e luce.
La sabbia plasmata,
sfiorata dal mare,
accarezzata dall'onda perpetua
rincorre quel bianco gabbiano,
che pare un'esule pensiero.
Lontano va,
oltre l'orizzonte,
senza fine
incontro a quel cielo
senza nubi,
che si annuncia
inondato di sole.
E la notte verrà, inesorabile
e sarà di luna e di stelle.

lunedì 18 ottobre 2010

Le sculture di sabbia - Curiosità

Il termine sculture di sabbia si utilizza generalmente per indicare opere, dalle più semplici alle più complesse, realizzate impiegando come materiali sabbia e acqua.
Il materiale utilizzato può essere sia semplice sabbia di mare impastata con acqua che sabbie di cava o di fiume (sempre sabbie naturali). Queste ultime sono perfette per la realizzazione di opere che possono durare anche anni (nella città di Minamisatsuma, Kagoshima, in Giappone c'è una scultura che ha 25 anni) perché contengono una piccola percentuale di limo (circa il 10%, sabbie debolmente limose) che funge da collante naturale. Un'altra caratteristica che rende una sabbia ottima per la realizzazione di queste opere è data dalla forma dei granelli che la compongono: una forma a spigoli vivi è l'ideale per garantire una perfetta coesione tra granelli. Per avere una semplice idea di ciò è sufficiente depositare due quantità uguali di sabbie diverse perfettamente asciutte e lavate su di una superficie liscia e notare il "cono" che queste producono. Un cono più alto è indice di una sabbia migliore.
L'altro elemento indispensabile è l'acqua che può essere sia di mare che di fiume.
Per sculture che devono durare il più possibile, appena ultimate si può spruzzare sulla superficie dell'opera con un nebulizzatore un velo di colla diluita con acqua. Questa operazione rende la superficie impermeabile e quindi trattiene l'umidità all'interno della scultura impedendo che questa si asciughi e quindi che crolli.
Gli strumenti: Si possono utilizzare mirette con punta in ferro per scolpire il legno o semplicemente coltellini di varie misure, ogni scultore della sabbia ha strumenti personalizzati che spesso realizza in proprio per specifiche esigenze.
Il castello di sabbia più alto è stato realizzato a Berlino nel 2008 da una coppia italiana ed è alto mt 6,20.

venerdì 15 ottobre 2010

L'onda più alta del mondo - Curiosità -

L'onda marina è un movimento della superficie degli oceani, mari e laghi.
Le onde sono un moto di superficie delle acque dovute principalmente all'azione del vento; i venti possono farsi sentire, nel mare aperto, fino ad una profondità massima di 150 metri. In questo caso l'onda si forma perché il vento spinge lo strato d'acqua superficiale, cedendo parte della sua energia, e fornendolo di una velocità superiore allo strato d'acqua sottostante.
La dimensione delle onde dipende molto dall'ampiezza del bacino d'acqua in cui si formano e dalla sorgente che le ha generate. In condizioni normali, nel mare aperto, possono raggiunge i 6 metri di altezza nel Mar Mediterraneo ed i 18 metri di altezza nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Pacifico. Però quando un'onda incontra un ostacolo può innalzarsi e raggiungere altezze incredibili; le onde più alte formate in questo modo possono essere viste nelle tempeste a nord-ovest del Capo di Buona Speranza. Sono state osservate onde dette onde anomale alte da 25 a 30 metri, di cui non si conoscono con precisione né le cause né l'origine e soprattutto sembrano essere imprevedibili.

L'onda più alta del mondo: una boa oceanografica ha rilevato il primato di 32.3 metri, nell’isola di Taiwan, durante il tifone Krosa.

giovedì 14 ottobre 2010

Un nuovo giorno

Nasce un nuovo giorno
e sul mare pare eterno.
Brillano invisibili diamanti
sparsi nel blu
e rivoli di lucida bianca seta
si perdono nella riva.
Accarezzano l'oro
e diventano un confondersi
di preziosi gioielli
che a rimirar,
il cuor mai si stanca.
I flutti impetuosi
accolgono dolci pensieri
e l'onda spumeggiante
porta con sè
i miei sogni.



nereidebruna

mercoledì 13 ottobre 2010

Il faro nell'antichità - Curiosità sui guardiani del mare

La storia dei fari è antica e s'intreccia strettamente con la storia della navigazione. Nell'antichità, questa era inizialmente prevalentemente costiera e diurna, ma l'evolversi della navigazione commerciale portava spesso l'uomo a navigare anche di notte. Nacquero così i primi fari, costituiti da falò di legna accatastata in punti prominenti della costa per riferimento nella rotta dei naviganti, indicando zone di pericolo o di approdo. Lungo le rotte più importanti nacquero successivamente i primi veri porti e con loro i primi veri fari, probabilmente strutture rudimentali in legno o ferro su cui veniva innalzato mediante un sistema di carrucole un braciere metallico contenente il combustibile.
È solo attorno all'anno 300 a.C. che sorsero le due grandi strutture che rimarranno per secoli esempi unici di fari monumentali. Il Colosso di Rodi, considerato una delle sette meraviglie del mondo, era un statua enorme, alta circa 32 metri secondo Plinio il Vecchio, che rappresentava Elios, il dio del sole, con un braciere acceso in una mano, collocata sopra l'entrata del porto. Fatta costruire da Cario di Lindo attorno al 290 a.C., la statua ebbe vita breve, distrutta successivamente da vari terremoti.
L'esempio più illustre dei fari dell'antichità, un'altra delle sette meraviglie del mondo, fu il Faro di Alessandria, la città fondata in Egitto da Alessandro Magno. Fu costruito sotto la dinastia dei Tolomei attorno al 280 a.C. sull’isolotto di fronte alla città, dal cui nome Pharos “Φάρος” (Faro) deriva la parola faro nelle lingue di origine greca e latina. Con una torre di altezza stimata tra 115 e 135 metri, rimase per molti secoli tra le strutture più alte realizzate dall'uomo. Un fuoco acceso in sommità emetteva un segnale luminoso che, grazie ad un sistema di specchi che si diceva ideato da Archimede, aveva una portata di oltre 30 miglia. Il faro fu successivamente danneggiato gravemente nel 641 nella conquista araba della città, terminando la sua funzione di lanterna. La torre crollò nei secoli successivi distrutta da diversi eventi tellurici.

Dopo questi esempi illustri, la storia dei fari riprese secoli dopo solo con i Romani che edificano numerose torri adibite a fari lungo le coste dei loro domini, dal Mediterraneo fino al Canale della Manica. Prima della caduta dell'Impero Romano almeno 30 torri di segnalazione illuminavano il mare. Di questi esempi sopravvive tuttora alla furia degli eventi il faro di La Coruña, l'antica Brigantium, in Galizia.

lunedì 11 ottobre 2010

Piove

Gocce
simili a lacrime
si confondono nel
blu cupo del mare.
Irato e rabbioso
percosso da venti impetuosi,
infrange gli scogli
e sfida la riva.
Un lampo di luce
trafigge
quell'infinito elemento
che diventa
color dell'oro puro.
Piovono incessanti
lacrime di
gocce cristalline
che annegando
si perdono,
trasformandosi
in minuscoli diamanti e
spumosa schiuma.


nereidebruna

mercoledì 6 ottobre 2010

Curiosità: il Paguro Bernardo l'Eremita

Il Paguro Bernardo (Pagurus bernhardus, LINNAEUS, 1758), è un Crostaceo decapode appartenente alla famiglia Paguridae. È chiamato più volgarmente l'Eremita.
È diffuso presso le coste Europee. Più precisamente è diffuso presso il Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Vive su fondali rocciosi o sabbiosi da 2 a 80 metri di profondità.
Può arrivare fino ai 40 mm di lunghezza. Ha il corpo molle e senza il carapace protettivo ed usa nuove conchiglie abbandonate ogni volta che il corpo cresce. È uno dei paguri più grandi del Mediterraneo. È ricoperto da peli bianco-gialli con due chele striate prive di peli. Ha grandi peduncoli oculari con striature rosse.
Si muove su sassi e fondali marini, trascinando la conchiglia con se. Quando sente un pericolo il paguro rientra nella conchiglia e ne riesce quando la situazione si è calmata.
È carnivoro. Mangia tutto ciò che è di origine animale: scarti di pesci, molluschi, gamberi ecc.
È molto sensibile. Capta tutti i movimenti. È molto facile catturarlo. Si può trovare sulla battigia dopo una mareggiata.

Io lo trovo buffo e simpatico...!!!

martedì 5 ottobre 2010

Un mio racconto: Regina "Speranza"

Era l’alba! Il sole nasceva dolcemente sul profilo del mare e la giornata primaverile si preannunciava
splendida. Il cielo sgombro da nubi, via via si faceva chiaro e limpido pennellato da delicate striature
bianche.
Oltre quell’alta insenatura, dietro quei pini marittimi, il panorama mi lasciò senza parole. Uno scorcio mozzafiato. Uno splendido connubio fra cielo, terra e mare dove l’immagine fantastica di leggende, miti, eroi e dei lasciava ampio spazio ai sogni.
Avevo qualcosa di importante da fare.
Tra le mie mani… una bottiglia.
Il mare sotto spumeggiante e fragoroso color cobalto schiaffeggiava, con foga, gli alti scogli e il promontorio dove svettava maestoso il faro.
Per alcuni minuti rimasi immobile. Affascinata, respirai a fondo più volte, gustando il delizioso profumo naturale che inebriava l’aria. Poi accarezzai lievemente il freddo vetro della bottiglia. Era il mio saluto, il mio augurio di buon viaggio.
Tesi il braccio e con forza la lanciai.
Minuscola cadde in quell’immenso infinito.
Onde ricciolute e impetuose la catturarono fra i vortici e fra i marosi scomparve.
Il mio messaggio scritto di pugno, lì racchiuso, avrebbe raggiunto oltre i confini il regno fiabesco
della Regina “Speranza” chiamato “Arcobaleno”.
In quella bottiglia ci sono i sogni e i desideri di un futuro migliore per l’intera umanità.
“Oh… mia Regina Speranza Vi ho scritto con sincerità e apertura di cuore. Ancora sigillate sono le
porte del Vostro meraviglioso impero.
Fin dalla notte dei tempi si conosce l’amore e il rispetto che Vi regnano indissolubili. Non ci sono
guerre fra popoli e razze diverse. Gli esseri umani e gli animali vivono in pace fra loro.
La vita trascorre serena e gioiosa, senza affanni.
Gli uomini sono tutti uguali, nessuno ricco o povero. Abbondante cibo non manca in alcuna tavola. Odi e rancori sono inesistenti.
La sofferenza fisica e le malattie non fanno parte di questo reame.
Si lavora con piacere coltivando la terra e aiutandosi vicendevolmente.
Si crede ad un unico Dio che ha creato il paradiso in cui si vive dove domina la giustizia.
La natura è un’esplosione di colori e profumi. Alberi sempreverdi raggiungono il cielo e piante fiorite
impreziosiscono e rallegrano il paesaggio.
Gli uccelli volano liberi. Nessun fucile li colpirà.
Gli animali terrestri trascorrono l’esistenza nel loro habitat senza timore alcuno.
Fresche e limpide acque scendono giù dai monti formando docili ruscelli e a tratti affascinanti cascate; nel loro perpetuo movimento creano sospese goccioline iridescenti come diamanti che rendono l’aria frizzante.
Acque diventano via via grossi corsi che tranquilli sfociano in un mare ricco di rigogliosa attività.
Le gorgonie gialle paiono flessibili preziosi ricami che si piegano sotto il flusso delle correnti, senza
mai venirne spezzate.
Il corallo rosso splendido e mitico vive indisturbato nello scrigno del mare più profondo.
Le attinie belle e voraci, le sgargianti stelle marine e moltitudini di pesci, minuscoli o enormi, in livree
bizzarre e colorate si muovono sinuosamente accarezzando l’acqua.
In superficie scivolano dolcemente imbarcazioni spinte dal vento che ne gonfia le vele o da braccia
vigorose d’uomo.
Il mare è limpido e trasparente, profuma d’alghe e di salmastro.
In questo perfetto ecosistema regna l’armonia secondo il disegno divino.
Oh… mia Regina Speranza vorrei tanto che questo Vostro impero “Arcobaleno” diventasse accessibile alle persone buone e caritatevoli con il cuore puro e sincero.
Io credo sia venuto il momento di togliere i sigilli e aprire le porte affinchè il bene distrugga il male
annientandolo fino alla radice e la luce vinca le tenebre creando un unico mondo dove domini sovrana la pace e dimori l’amore.”

Nereidebruna

lunedì 4 ottobre 2010

La goletta - imbarcazione

La goletta è un'imbarcazione a vela, ovvero un bastimento, fornita di due alberi leggermente inclinati verso poppa ed armati con vele auriche; presenta il bompresso, ossia l'albero inclinato protendente dalla prua dell'imbarcazione.
La goletta è un'imbarcazione molto utilizzata storicamente nell'area del Mediterraneo ed è presente ancora nella cultura folcloristica e storica sia del mare Adriatico che Tirreno. Imbarcazione veloce, eccelle nelle andature di bolina, e venne utilizzata anche nella guerra di corsa.

Giovanni Caboto

Giovanni Caboto (Gaeta, 1450 circa – Inghilterra, 1498) è stato un navigatore ed esploratore italiano, famoso per aver continuato l'opera di Cristoforo Colombo iniziando la serie di grandi viaggi di scoperta verso il nord-ovest, in particolare per aver scoperto il Canada il 24 giugno 1497.
Nonostante alcune ricerche storiche sostengano che Giovanni Caboto sia nativo di Castiglione Chiavarese altri storici suggeriscono che sia nato a Gaeta nel 1450 circa, da una famiglia molto in vista che per circa due secoli aveva prosperato in città, ricoprendo ruoli di ambasciatori, consoli nonché navigatori e mercanti. Poi, a seguito della conquista di Gaeta da parte degli Aragonesi, Giovanni con la sua famiglia, temendo la vendetta dei vincitori (perché troppo invischiato con gli ormai perdenti Angioini), dovette abbandonare Gaeta e rifugiarsi nel 1461 in Venezia per salvarsi la vita.
Tutto ciò risulta sia dal Codex diplomaticus cajetanus (conservato presso la Biblioteca Comunale) che da ricerche storiche compiute da Ugo Tucci, professore emerito di Storia Economica dell'Università di Venezia, già nel lontano 1972, notizie certe che ancora oggi si cerca di delegittimare insinuando che Giovanni Caboto sia nato in altre città, tra cui Genova e Savona. Circa 15 anni dopo essersi trasferito in Venezia, nel 1476, Giovanni ottenne dal Senato di Venezia la cittadinanza.La Città di Gaeta, in memoria di tale illustre figlio, gli ha dedicato il principale Lungomare, intitolato l'Istituto Tecnico Nautico (uno dei più antichi d'Italia) e commemorato la sua scoperta intitolandogli un monumento in occasione dei 500 anni della scoperta del Canada (1997).

Si sposò con Mattea, da cui ebbe tre figli (Sebastiano, Luigi e Santo) che lo seguirono in numerosi viaggi in Oriente, acquisendo ottime abilità nell'arte della navigazione.
Purtroppo la Serenissima non fu così lungimirante ed interessata a sfruttare le qualità del giovane navigatore, perdendo l'occasione storica di inserirsi nel gruppo delle grandi potenze marinare europee impegnate nell'esplorazione degli oceani e di mari sconosciuti, un campo dove predominavano spagnoli e portoghesi, limitandosi così a dedicarsi ai traffici commerciali all'interno del Mar Mediterraneo e lungo le rotte nord-europee (Fiandre, Baltico), non capendo che da lì a poco tutto il mondo dei traffici commerciali sarebbe stato rivoluzionato.
Caboto si spostò infatti a Valencia dove diresse i lavori di ampliamento del porto voluti dal re Ferdinando II d'Aragona, che furono però bloccati nel 1493, a causa di una grave crisi finanziaria. In quello stesso anno Cristoforo Colombo ritornò dal suo primo viaggio transatlantico. Caboto intuì che il genovese non aveva raggiunto l'Estremo Oriente e propose a Ferdinando II e Isabella di Castiglia di affidargli un viaggio esplorativo lungo una rotta più settentrionale.
Avendo ricevuto un rifiuto, si trasferì nel 1496 in Inghilterra, per convincere il re Enrico VII a sostenere il suo progetto. Il re, che già aveva perso l'occasione di avere Cristoforo Colombo al proprio servizio, si affrettò a concedere l'autorizzazione a Giovanni Caboto e accolse il suo progetto di viaggio con lettere patenti del 5 marzo 1496. Nel porto di Bristol fu così organizzata una spedizione di cinque navi, armate a spese di Caboto.
Tuttavia, per ragioni ancora da chiarire, il 2 maggio 1497 salpò solo una di esse, il Matthew, naviglio di cinquanta tonnellate con un equipaggio di diciotto uomini: con molta probabilità, si imbarcò anche il figlio Sebastiano.
Capo Bonavista, TerranovaIl 24 giugno 1497, approdò sull'isola di Capo Bretone e toccò la Nuova Scozia, avvistando l'isola di Terranova, e, nell'illusione di aver toccato l'estremità Nord Orientale dell'Asia, ne prese possesso in nome di Enrico VII.
Sulla nuova terra scoperta Caboto piantò la bandiera inglese e pontificia. Secondo alcune fonti fu innalzata anche quella della Repubblica di Venezia.
Ai primi di agosto, dopo un'assenza di circa tre mesi il Matthew fece ritorno a Bristol e la notizia delle nuove scoperte venne accolta in Inghilterra con grande giubilo anche tra la popolazione. Enrico VII concesse allo scopritore un premio di dieci sterline e più tardi una pensione annua di venti sterline.
L'anno successivo Enrico VII, con le lettere patenti del 3 febbraio 1498, autorizzò Giovanni Caboto ad approntare una spedizione di sei navi e almeno duecento uomini di equipaggio, allo scopo di colonizzare le terre scoperte e proseguire la ricerca di altre terre, nella speranza di poter raggiungere il favoloso Cipangu (l'odierno Giappone).
Le navi salparono nell'estate del 1498: con il figlio Sebastiano, Caboto toccò il Labrador e costeggiò la Groenlandia meridionale. A questo punto, si perdono le tracce della spedizione inglese.
La Città di Gaeta, in memoria di tale illustre figlio, gli ha dedicato il principale Lungomare, intitolato l'Istituto Tecnico Nautico (uno dei più antichi d'Italia) e commemorato la sua scoperta intitolandogli un monumento in occasione dei 500 anni della scoperta del Canada (1997).

venerdì 1 ottobre 2010

Anche il mare ha i suoi fiori: I polipi

Vola e non fermarti

Vola e non fermarti,
gabbiano.
Le tue bianche ali
librano leggere
nel vento.
Un angelo pari
sopra al
grande e infinto blu.
Vola e non fermarti
oltre l'orizzonte...
Segui quello sbuffo
di nube ovattata 
e annega
nel suo sconfinato turchino.

nereidebruna

La vita

“Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto,
come un flauto di canna che il Signore riempie di musica.”

San Agostino
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi.

Sal.26

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Sal.138
Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.