Leggere e scrivere

Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
Cicerone


La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello

mercoledì 28 luglio 2010

Il canto del mare




L’alba… e il mare si tinge di argento.
Su uno scoglio spruzzato dall’onda spumosa, mi lascio cullare dal suono perpetuo della risacca che s’infrange balzando alta, per poi ricadere luminosa come pioggia e rientrando al mare in tanti rivoli cristallini.
I miei lunghi capelli gocciolano di perle preziose che tornano nel loro infinito.
Ascolto il dire del mare… la sua voce inimitabile… il suo mutevole respiro…il suo incessante canto.
Il cielo si rischiara e la tenue luce dell’aurora ne muta il colore. L’argento diventa azzurro intenso, poi verde smeraldo… poi colore dell’oro fuso.
Se potessi, starei ore e ore a fissare la grande distesa marina. È uno spettacolo che non sazia mai ed emoziona sempre.
Dono il mio viso etereo ai raggi del sole. La sua luce mi colpisce e abbasso lo sguardo.
Un pesciolino bruno salta guizzando scherzoso e tanti diamanti brillano nell’aria, sperdendosi.
Un piccolo granchio arancio arranca buffamente sullo scoglio. Alza le chele, ma poi... mi riconosce e le abbassa.
Più in là, la scogliera cede il passo alla riva.
Riesco a scorgere il faro maestoso, simile ad una torre indomita e svettante, all’estremità del promontorio. I suoi potenti raggi ad intermittenza indicano la strada ai naviganti, che troveranno presto il porto.
Mi distraggo piacevolmente nell’osservare l’elegante volo di un bianco gabbiano dal becco ricurvo, che libra leggero ad ali quasi ferme e lancia i suoi stridii acuti. Poco dopo altri si uniscono e insieme si rincorrono… giocano… danzano, creando nel cielo astratte figure geometriche.
Verso orizzonte una grossa nave solca il mare. Pare un indefinibile mostro marino dai colori scuri e tetri. Scivolando muta verso occidente scompare dalla mia vista.
Un piccolo vecchio peschereccio borbotta e, trascinando le reti, si avvicina lento al porto.
Un’altra onda impetuosa, schizzando, riversa un grazioso paguro che, con le sue minuscole zampe, si arrampica sullo scoglio, trascinando una lucida conchiglia bianca. Enormi occhi sporgenti mi scrutano e le antenne tattili si muovono e si incrociano come spade. Le chele si aprono… si chiudono… si aprono… si chiudono. Rimane immobile al mio fianco, a guardare curioso fin dove il cielo azzurro si inchina e tocca il mare, perdendosi nella sua immensità.
L’intreccio di corallo e conchiglia che adorna il mio collo, illuminando il viso di luce perlacea e colore, sfiorandolo, mi desta, riportandomi alla brusca realtà.
Il paguro è ancora accanto a me. Gli occhietti rossi e vispi incontrano i miei, di zaffiro blu.
Per un attimo ho pensato che mi sorridesse.
Un improvviso ricciolo d’acqua lo porta via e… fra i marosi scompare, tornando al suo mondo.
Una brezza soave, come una sinuosa carezza, arruffa i miei capelli che, al sole, brillano di polvere d’oro.
Una lunga ciocca scomposta scende e si fonde con l’argento lucido del mio corpo.
Ad un tratto una voce… Un’ombra scura copre il sole e si fa buio. Là, oltre l’insenatura, una barca spinta dai remi si avvicina.
Il pericolo è imminente!
Scendo piano e silenziosa nell’acqua… Un colpo più forte di pinna e… mi inabisso, lasciando sullo scoglio, un filo intrecciato di bianche perle, scivolato dai capelli.


nereidebruna

1 commento:

La vita

“Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto,
come un flauto di canna che il Signore riempie di musica.”

San Agostino
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi.

Sal.26

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Sal.138
Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.