In cucina trovò Maria e Carmela indaffarate nel riordinare.
Entrambe la sentirono arrivare e si girarono; la domestica si asciugò le mani
nel canovaccio e si schiarì la voce leggermente afona dovuta ad un
raffreddamento.
- Letizia cara, vi serve qualcosa? -
- Scendo in paese. Ho voglia di fare due passi... -
- E' un po' tardi, sono già le quattro e rammentate che fa buio
molto presto. Vi consiglio di riposarvi, domani in serata arriva vostro padre.
Preferisco che non vi allontanate. Se non sbaglio, l'auto è in officina per dei
controlli. L'ha portata Tonio questa mattina... al ritorno del marchese deve
essere in perfetto stato. Sapete bene quanto ci tenga a quella macchina. Fatevi una
cavalcata... - La giovane alzò le spalle e sbuffò. Andò in giardino e si
sedette su una panca davanti alla fontana.
Era stanca e sfiduciata. Voleva certezze...
Un sole pallido spingeva i suoi raggi oltre le nubi riversandosi debole sui prati; il giardiniere Tonio stava potando la siepe di lauro in compagnia del suo bastardino Poldo, un terribile ma affettuoso ammasso ruspido di pelo nero.
La vide e le fece un cenno. Il cane le corse incontro festoso. Lo accarezzò dolcemente ricordando quanto fosse teneramente legato alla sua mamma. Spesso passeggiavano insieme nel giardino; era viziato e coccolato da tutta la famiglia.
La vide e le fece un cenno. Il cane le corse incontro festoso. Lo accarezzò dolcemente ricordando quanto fosse teneramente legato alla sua mamma. Spesso passeggiavano insieme nel giardino; era viziato e coccolato da tutta la famiglia.
Si avvicinò a Tonio mentre Poldo continua a saltellare intorno, felice.
- Buongiorno... -
- Signorina, buongiorno a voi. Oggi il tempo non è dei migliori. C'è molta umidità nell'aria e le rose ormai hanno terminato di fiorire. Ah, come le amava vostra madre... le voleva sempre ben curate - e abbassò il capo per nascondere la tristezza che palesava dal suo volto.
Poldo si era accucciato e stava sonnecchiando.
Poldo si era accucciato e stava sonnecchiando.
- Finalmente qualcuno osa parlare di mia madre... sembra un argomento proibito. Capisco che è doloroso, ma comunque non si può averne così timore e paura. -
- Mi permetto di aggiungere che si è ancora sconvolti. Sì, è passato un anno, è vero, ma questo stato di non sapere, è terribile, signorina. Terribile!-
- Dimmi Tonio, tu non hai alcuna idea in proposito? -
- Oh... no...no... mi dispiace - e riprese il suo lavoro a capo chino; le fu chiaro che l'argomento era chiuso.
Dopo cena salì in camera e si buttò a peso sul letto. Non riusciva a ricordarsi nulla e quando si sforzava le veniva un forte mal di testa. Eppure quel grido... quel corpo le parevano veri, reali. Possibile che avesse solo sognato?
E il sonno la prese dolcemente.
Ad un tratto una folata di vento spalancò un'anta della portafinestra: il blocchetto di chiusura era difettoso e poco ermetico. Doveva essere sistemato al più presto visto l'arrivo imminente dell'inverno.
Si svegliò di scatto mentre il cuore le palpitava forte in petto. Il pendolo in fondo al corridoio battè dodici tocchi. Mezzanotte.
Fuori la luna tonda schiariva debolmente l'oscurità della notte con un alone biancastro e purpureo.
Si alzò per chiudere e si rese conto di essere ancora vestita.
Si sporse dalla ringhiera del terrazzo. Faceva freddo, un freddo pungente.
Il vento muoveva le fronte degli alti pini marittimi e sibilava fra i rami mentre una civetta lungamente cantava.
Tirò su la zip della felpa e respirò a fondo per scacciare la tensione. Un brivido... i ricordi dolorosi riaffiorarono: rivide quel corpo inerme sotto la pioggia furiosa.
- Mamma... mamma... - ripetè più volte in un sussurro e ancora lacrime sul suo bel viso. Le mancava così tanto.
Il lampione acceso schiariva di bianco il viale lastricato immerso nelle tenebre.
Ma in quella oscurità vide qualcosa... Sì, vicino alla grande quercia secolare un'ombra scura e indefinita si muoveva furtiva. Strani rumori provenivano da lì. Aguzzò la vista; il respiro le morì in gola. Tentò... ma non riuscì ad urlare.
continua
Dopo cena salì in camera e si buttò a peso sul letto. Non riusciva a ricordarsi nulla e quando si sforzava le veniva un forte mal di testa. Eppure quel grido... quel corpo le parevano veri, reali. Possibile che avesse solo sognato?
E il sonno la prese dolcemente.
Ad un tratto una folata di vento spalancò un'anta della portafinestra: il blocchetto di chiusura era difettoso e poco ermetico. Doveva essere sistemato al più presto visto l'arrivo imminente dell'inverno.
Si svegliò di scatto mentre il cuore le palpitava forte in petto. Il pendolo in fondo al corridoio battè dodici tocchi. Mezzanotte.
Fuori la luna tonda schiariva debolmente l'oscurità della notte con un alone biancastro e purpureo.
Si alzò per chiudere e si rese conto di essere ancora vestita.
Si sporse dalla ringhiera del terrazzo. Faceva freddo, un freddo pungente.
Il vento muoveva le fronte degli alti pini marittimi e sibilava fra i rami mentre una civetta lungamente cantava.
Tirò su la zip della felpa e respirò a fondo per scacciare la tensione. Un brivido... i ricordi dolorosi riaffiorarono: rivide quel corpo inerme sotto la pioggia furiosa.
- Mamma... mamma... - ripetè più volte in un sussurro e ancora lacrime sul suo bel viso. Le mancava così tanto.
Il lampione acceso schiariva di bianco il viale lastricato immerso nelle tenebre.
Ma in quella oscurità vide qualcosa... Sì, vicino alla grande quercia secolare un'ombra scura e indefinita si muoveva furtiva. Strani rumori provenivano da lì. Aguzzò la vista; il respiro le morì in gola. Tentò... ma non riuscì ad urlare.
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