Leggere e scrivere

Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
Cicerone


La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello

venerdì 29 ottobre 2010

No Holloween, siamo cattolici

Non importa come si festeggi, non importa se tutto questo possa essere fatto in ..."modo innocente", come dai bambini ad esempio. E' il contenuto che è sbagliato.

DIO è VITA, ad halloween si festeggia la morte, la magia, l'esoterismo, e pure il satanismo. Il 31 ottobre, infatti, a mezzanotte, i satanisti celebrano riti e messe nere in favore di Satana, sacrificando sugli altari animali o bambini innocenti.


Dio non è magia, DIO non è morte, DIO non è stregoneria. Halloween è un modo per distrarci da quello che OGNI CRISTIANO CHE SI RISPETTI dovrebbe fare, PREGARE, per i propri defunti, per quelli degli altri, per le anime del Purgatorio, che pregano per noi. Quella deve essere una notte di rispetto, come ci insegna la Santa Madre Chiesa, e il nostro DIO.


HALLOWEEN? NO,GRAZIE! IO SONO CATTOLICO!

venerdì 22 ottobre 2010

Incredibile. L'organo più grande del mondo suonato dal mare

Si trova a Zadar, in Croazia, ed è un enorme organo pensato per essere suonato dal mare. Unico nel suo genere, questo atipico strumento musicale è scolpito nella pietra bianca ed è costruito in modo da essere lambito dalle onde; sott’acqua trentacinque canne vengono suonate dai movimenti del mare, che spinge l’aria attraverso questi giganteschi “fischietti”. A seconda della velocità e della dimensione dell’onda, l’organo suona una nota diversa, creando così un’armonia sempre nuova ma incredibilmente armoniosa.
L’organo, che misura un totale di 75 metri, è opera dell’architetto Nikola Baši, che lo ha realizzato grazie al sapiente lavoro di alcuni scultori della Dalmazia. Quest’opera è ovviamente frequentato da migliaia di turisti, e sul sito ufficiale dedicato all’organo marino è addirittura possibile acquistare un cd musicale che raccoglie alcuni dei brani composti dal mare.

martedì 19 ottobre 2010

La notte verrà

Infinite pagliuzze dorate
si perdono nel blu
e spinte nel suo immenso,
prezioso diventa il giorno,
di bagliori e luce.
La sabbia plasmata,
sfiorata dal mare,
accarezzata dall'onda perpetua
rincorre quel bianco gabbiano,
che pare un'esule pensiero.
Lontano va,
oltre l'orizzonte,
senza fine
incontro a quel cielo
senza nubi,
che si annuncia
inondato di sole.
E la notte verrà, inesorabile
e sarà di luna e di stelle.

lunedì 18 ottobre 2010

Le sculture di sabbia - Curiosità

Il termine sculture di sabbia si utilizza generalmente per indicare opere, dalle più semplici alle più complesse, realizzate impiegando come materiali sabbia e acqua.
Il materiale utilizzato può essere sia semplice sabbia di mare impastata con acqua che sabbie di cava o di fiume (sempre sabbie naturali). Queste ultime sono perfette per la realizzazione di opere che possono durare anche anni (nella città di Minamisatsuma, Kagoshima, in Giappone c'è una scultura che ha 25 anni) perché contengono una piccola percentuale di limo (circa il 10%, sabbie debolmente limose) che funge da collante naturale. Un'altra caratteristica che rende una sabbia ottima per la realizzazione di queste opere è data dalla forma dei granelli che la compongono: una forma a spigoli vivi è l'ideale per garantire una perfetta coesione tra granelli. Per avere una semplice idea di ciò è sufficiente depositare due quantità uguali di sabbie diverse perfettamente asciutte e lavate su di una superficie liscia e notare il "cono" che queste producono. Un cono più alto è indice di una sabbia migliore.
L'altro elemento indispensabile è l'acqua che può essere sia di mare che di fiume.
Per sculture che devono durare il più possibile, appena ultimate si può spruzzare sulla superficie dell'opera con un nebulizzatore un velo di colla diluita con acqua. Questa operazione rende la superficie impermeabile e quindi trattiene l'umidità all'interno della scultura impedendo che questa si asciughi e quindi che crolli.
Gli strumenti: Si possono utilizzare mirette con punta in ferro per scolpire il legno o semplicemente coltellini di varie misure, ogni scultore della sabbia ha strumenti personalizzati che spesso realizza in proprio per specifiche esigenze.
Il castello di sabbia più alto è stato realizzato a Berlino nel 2008 da una coppia italiana ed è alto mt 6,20.

venerdì 15 ottobre 2010

L'onda più alta del mondo - Curiosità -

L'onda marina è un movimento della superficie degli oceani, mari e laghi.
Le onde sono un moto di superficie delle acque dovute principalmente all'azione del vento; i venti possono farsi sentire, nel mare aperto, fino ad una profondità massima di 150 metri. In questo caso l'onda si forma perché il vento spinge lo strato d'acqua superficiale, cedendo parte della sua energia, e fornendolo di una velocità superiore allo strato d'acqua sottostante.
La dimensione delle onde dipende molto dall'ampiezza del bacino d'acqua in cui si formano e dalla sorgente che le ha generate. In condizioni normali, nel mare aperto, possono raggiunge i 6 metri di altezza nel Mar Mediterraneo ed i 18 metri di altezza nell'Oceano Atlantico e nell'Oceano Pacifico. Però quando un'onda incontra un ostacolo può innalzarsi e raggiungere altezze incredibili; le onde più alte formate in questo modo possono essere viste nelle tempeste a nord-ovest del Capo di Buona Speranza. Sono state osservate onde dette onde anomale alte da 25 a 30 metri, di cui non si conoscono con precisione né le cause né l'origine e soprattutto sembrano essere imprevedibili.

L'onda più alta del mondo: una boa oceanografica ha rilevato il primato di 32.3 metri, nell’isola di Taiwan, durante il tifone Krosa.

giovedì 14 ottobre 2010

Un nuovo giorno

Nasce un nuovo giorno
e sul mare pare eterno.
Brillano invisibili diamanti
sparsi nel blu
e rivoli di lucida bianca seta
si perdono nella riva.
Accarezzano l'oro
e diventano un confondersi
di preziosi gioielli
che a rimirar,
il cuor mai si stanca.
I flutti impetuosi
accolgono dolci pensieri
e l'onda spumeggiante
porta con sè
i miei sogni.



nereidebruna

mercoledì 13 ottobre 2010

Il faro nell'antichità - Curiosità sui guardiani del mare

La storia dei fari è antica e s'intreccia strettamente con la storia della navigazione. Nell'antichità, questa era inizialmente prevalentemente costiera e diurna, ma l'evolversi della navigazione commerciale portava spesso l'uomo a navigare anche di notte. Nacquero così i primi fari, costituiti da falò di legna accatastata in punti prominenti della costa per riferimento nella rotta dei naviganti, indicando zone di pericolo o di approdo. Lungo le rotte più importanti nacquero successivamente i primi veri porti e con loro i primi veri fari, probabilmente strutture rudimentali in legno o ferro su cui veniva innalzato mediante un sistema di carrucole un braciere metallico contenente il combustibile.
È solo attorno all'anno 300 a.C. che sorsero le due grandi strutture che rimarranno per secoli esempi unici di fari monumentali. Il Colosso di Rodi, considerato una delle sette meraviglie del mondo, era un statua enorme, alta circa 32 metri secondo Plinio il Vecchio, che rappresentava Elios, il dio del sole, con un braciere acceso in una mano, collocata sopra l'entrata del porto. Fatta costruire da Cario di Lindo attorno al 290 a.C., la statua ebbe vita breve, distrutta successivamente da vari terremoti.
L'esempio più illustre dei fari dell'antichità, un'altra delle sette meraviglie del mondo, fu il Faro di Alessandria, la città fondata in Egitto da Alessandro Magno. Fu costruito sotto la dinastia dei Tolomei attorno al 280 a.C. sull’isolotto di fronte alla città, dal cui nome Pharos “Φάρος” (Faro) deriva la parola faro nelle lingue di origine greca e latina. Con una torre di altezza stimata tra 115 e 135 metri, rimase per molti secoli tra le strutture più alte realizzate dall'uomo. Un fuoco acceso in sommità emetteva un segnale luminoso che, grazie ad un sistema di specchi che si diceva ideato da Archimede, aveva una portata di oltre 30 miglia. Il faro fu successivamente danneggiato gravemente nel 641 nella conquista araba della città, terminando la sua funzione di lanterna. La torre crollò nei secoli successivi distrutta da diversi eventi tellurici.

Dopo questi esempi illustri, la storia dei fari riprese secoli dopo solo con i Romani che edificano numerose torri adibite a fari lungo le coste dei loro domini, dal Mediterraneo fino al Canale della Manica. Prima della caduta dell'Impero Romano almeno 30 torri di segnalazione illuminavano il mare. Di questi esempi sopravvive tuttora alla furia degli eventi il faro di La Coruña, l'antica Brigantium, in Galizia.

lunedì 11 ottobre 2010

Piove

Gocce
simili a lacrime
si confondono nel
blu cupo del mare.
Irato e rabbioso
percosso da venti impetuosi,
infrange gli scogli
e sfida la riva.
Un lampo di luce
trafigge
quell'infinito elemento
che diventa
color dell'oro puro.
Piovono incessanti
lacrime di
gocce cristalline
che annegando
si perdono,
trasformandosi
in minuscoli diamanti e
spumosa schiuma.


nereidebruna

mercoledì 6 ottobre 2010

Curiosità: il Paguro Bernardo l'Eremita

Il Paguro Bernardo (Pagurus bernhardus, LINNAEUS, 1758), è un Crostaceo decapode appartenente alla famiglia Paguridae. È chiamato più volgarmente l'Eremita.
È diffuso presso le coste Europee. Più precisamente è diffuso presso il Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico. Vive su fondali rocciosi o sabbiosi da 2 a 80 metri di profondità.
Può arrivare fino ai 40 mm di lunghezza. Ha il corpo molle e senza il carapace protettivo ed usa nuove conchiglie abbandonate ogni volta che il corpo cresce. È uno dei paguri più grandi del Mediterraneo. È ricoperto da peli bianco-gialli con due chele striate prive di peli. Ha grandi peduncoli oculari con striature rosse.
Si muove su sassi e fondali marini, trascinando la conchiglia con se. Quando sente un pericolo il paguro rientra nella conchiglia e ne riesce quando la situazione si è calmata.
È carnivoro. Mangia tutto ciò che è di origine animale: scarti di pesci, molluschi, gamberi ecc.
È molto sensibile. Capta tutti i movimenti. È molto facile catturarlo. Si può trovare sulla battigia dopo una mareggiata.

Io lo trovo buffo e simpatico...!!!

martedì 5 ottobre 2010

Un mio racconto: Regina "Speranza"

Era l’alba! Il sole nasceva dolcemente sul profilo del mare e la giornata primaverile si preannunciava
splendida. Il cielo sgombro da nubi, via via si faceva chiaro e limpido pennellato da delicate striature
bianche.
Oltre quell’alta insenatura, dietro quei pini marittimi, il panorama mi lasciò senza parole. Uno scorcio mozzafiato. Uno splendido connubio fra cielo, terra e mare dove l’immagine fantastica di leggende, miti, eroi e dei lasciava ampio spazio ai sogni.
Avevo qualcosa di importante da fare.
Tra le mie mani… una bottiglia.
Il mare sotto spumeggiante e fragoroso color cobalto schiaffeggiava, con foga, gli alti scogli e il promontorio dove svettava maestoso il faro.
Per alcuni minuti rimasi immobile. Affascinata, respirai a fondo più volte, gustando il delizioso profumo naturale che inebriava l’aria. Poi accarezzai lievemente il freddo vetro della bottiglia. Era il mio saluto, il mio augurio di buon viaggio.
Tesi il braccio e con forza la lanciai.
Minuscola cadde in quell’immenso infinito.
Onde ricciolute e impetuose la catturarono fra i vortici e fra i marosi scomparve.
Il mio messaggio scritto di pugno, lì racchiuso, avrebbe raggiunto oltre i confini il regno fiabesco
della Regina “Speranza” chiamato “Arcobaleno”.
In quella bottiglia ci sono i sogni e i desideri di un futuro migliore per l’intera umanità.
“Oh… mia Regina Speranza Vi ho scritto con sincerità e apertura di cuore. Ancora sigillate sono le
porte del Vostro meraviglioso impero.
Fin dalla notte dei tempi si conosce l’amore e il rispetto che Vi regnano indissolubili. Non ci sono
guerre fra popoli e razze diverse. Gli esseri umani e gli animali vivono in pace fra loro.
La vita trascorre serena e gioiosa, senza affanni.
Gli uomini sono tutti uguali, nessuno ricco o povero. Abbondante cibo non manca in alcuna tavola. Odi e rancori sono inesistenti.
La sofferenza fisica e le malattie non fanno parte di questo reame.
Si lavora con piacere coltivando la terra e aiutandosi vicendevolmente.
Si crede ad un unico Dio che ha creato il paradiso in cui si vive dove domina la giustizia.
La natura è un’esplosione di colori e profumi. Alberi sempreverdi raggiungono il cielo e piante fiorite
impreziosiscono e rallegrano il paesaggio.
Gli uccelli volano liberi. Nessun fucile li colpirà.
Gli animali terrestri trascorrono l’esistenza nel loro habitat senza timore alcuno.
Fresche e limpide acque scendono giù dai monti formando docili ruscelli e a tratti affascinanti cascate; nel loro perpetuo movimento creano sospese goccioline iridescenti come diamanti che rendono l’aria frizzante.
Acque diventano via via grossi corsi che tranquilli sfociano in un mare ricco di rigogliosa attività.
Le gorgonie gialle paiono flessibili preziosi ricami che si piegano sotto il flusso delle correnti, senza
mai venirne spezzate.
Il corallo rosso splendido e mitico vive indisturbato nello scrigno del mare più profondo.
Le attinie belle e voraci, le sgargianti stelle marine e moltitudini di pesci, minuscoli o enormi, in livree
bizzarre e colorate si muovono sinuosamente accarezzando l’acqua.
In superficie scivolano dolcemente imbarcazioni spinte dal vento che ne gonfia le vele o da braccia
vigorose d’uomo.
Il mare è limpido e trasparente, profuma d’alghe e di salmastro.
In questo perfetto ecosistema regna l’armonia secondo il disegno divino.
Oh… mia Regina Speranza vorrei tanto che questo Vostro impero “Arcobaleno” diventasse accessibile alle persone buone e caritatevoli con il cuore puro e sincero.
Io credo sia venuto il momento di togliere i sigilli e aprire le porte affinchè il bene distrugga il male
annientandolo fino alla radice e la luce vinca le tenebre creando un unico mondo dove domini sovrana la pace e dimori l’amore.”

Nereidebruna

lunedì 4 ottobre 2010

La goletta - imbarcazione

La goletta è un'imbarcazione a vela, ovvero un bastimento, fornita di due alberi leggermente inclinati verso poppa ed armati con vele auriche; presenta il bompresso, ossia l'albero inclinato protendente dalla prua dell'imbarcazione.
La goletta è un'imbarcazione molto utilizzata storicamente nell'area del Mediterraneo ed è presente ancora nella cultura folcloristica e storica sia del mare Adriatico che Tirreno. Imbarcazione veloce, eccelle nelle andature di bolina, e venne utilizzata anche nella guerra di corsa.

Giovanni Caboto

Giovanni Caboto (Gaeta, 1450 circa – Inghilterra, 1498) è stato un navigatore ed esploratore italiano, famoso per aver continuato l'opera di Cristoforo Colombo iniziando la serie di grandi viaggi di scoperta verso il nord-ovest, in particolare per aver scoperto il Canada il 24 giugno 1497.
Nonostante alcune ricerche storiche sostengano che Giovanni Caboto sia nativo di Castiglione Chiavarese altri storici suggeriscono che sia nato a Gaeta nel 1450 circa, da una famiglia molto in vista che per circa due secoli aveva prosperato in città, ricoprendo ruoli di ambasciatori, consoli nonché navigatori e mercanti. Poi, a seguito della conquista di Gaeta da parte degli Aragonesi, Giovanni con la sua famiglia, temendo la vendetta dei vincitori (perché troppo invischiato con gli ormai perdenti Angioini), dovette abbandonare Gaeta e rifugiarsi nel 1461 in Venezia per salvarsi la vita.
Tutto ciò risulta sia dal Codex diplomaticus cajetanus (conservato presso la Biblioteca Comunale) che da ricerche storiche compiute da Ugo Tucci, professore emerito di Storia Economica dell'Università di Venezia, già nel lontano 1972, notizie certe che ancora oggi si cerca di delegittimare insinuando che Giovanni Caboto sia nato in altre città, tra cui Genova e Savona. Circa 15 anni dopo essersi trasferito in Venezia, nel 1476, Giovanni ottenne dal Senato di Venezia la cittadinanza.La Città di Gaeta, in memoria di tale illustre figlio, gli ha dedicato il principale Lungomare, intitolato l'Istituto Tecnico Nautico (uno dei più antichi d'Italia) e commemorato la sua scoperta intitolandogli un monumento in occasione dei 500 anni della scoperta del Canada (1997).

Si sposò con Mattea, da cui ebbe tre figli (Sebastiano, Luigi e Santo) che lo seguirono in numerosi viaggi in Oriente, acquisendo ottime abilità nell'arte della navigazione.
Purtroppo la Serenissima non fu così lungimirante ed interessata a sfruttare le qualità del giovane navigatore, perdendo l'occasione storica di inserirsi nel gruppo delle grandi potenze marinare europee impegnate nell'esplorazione degli oceani e di mari sconosciuti, un campo dove predominavano spagnoli e portoghesi, limitandosi così a dedicarsi ai traffici commerciali all'interno del Mar Mediterraneo e lungo le rotte nord-europee (Fiandre, Baltico), non capendo che da lì a poco tutto il mondo dei traffici commerciali sarebbe stato rivoluzionato.
Caboto si spostò infatti a Valencia dove diresse i lavori di ampliamento del porto voluti dal re Ferdinando II d'Aragona, che furono però bloccati nel 1493, a causa di una grave crisi finanziaria. In quello stesso anno Cristoforo Colombo ritornò dal suo primo viaggio transatlantico. Caboto intuì che il genovese non aveva raggiunto l'Estremo Oriente e propose a Ferdinando II e Isabella di Castiglia di affidargli un viaggio esplorativo lungo una rotta più settentrionale.
Avendo ricevuto un rifiuto, si trasferì nel 1496 in Inghilterra, per convincere il re Enrico VII a sostenere il suo progetto. Il re, che già aveva perso l'occasione di avere Cristoforo Colombo al proprio servizio, si affrettò a concedere l'autorizzazione a Giovanni Caboto e accolse il suo progetto di viaggio con lettere patenti del 5 marzo 1496. Nel porto di Bristol fu così organizzata una spedizione di cinque navi, armate a spese di Caboto.
Tuttavia, per ragioni ancora da chiarire, il 2 maggio 1497 salpò solo una di esse, il Matthew, naviglio di cinquanta tonnellate con un equipaggio di diciotto uomini: con molta probabilità, si imbarcò anche il figlio Sebastiano.
Capo Bonavista, TerranovaIl 24 giugno 1497, approdò sull'isola di Capo Bretone e toccò la Nuova Scozia, avvistando l'isola di Terranova, e, nell'illusione di aver toccato l'estremità Nord Orientale dell'Asia, ne prese possesso in nome di Enrico VII.
Sulla nuova terra scoperta Caboto piantò la bandiera inglese e pontificia. Secondo alcune fonti fu innalzata anche quella della Repubblica di Venezia.
Ai primi di agosto, dopo un'assenza di circa tre mesi il Matthew fece ritorno a Bristol e la notizia delle nuove scoperte venne accolta in Inghilterra con grande giubilo anche tra la popolazione. Enrico VII concesse allo scopritore un premio di dieci sterline e più tardi una pensione annua di venti sterline.
L'anno successivo Enrico VII, con le lettere patenti del 3 febbraio 1498, autorizzò Giovanni Caboto ad approntare una spedizione di sei navi e almeno duecento uomini di equipaggio, allo scopo di colonizzare le terre scoperte e proseguire la ricerca di altre terre, nella speranza di poter raggiungere il favoloso Cipangu (l'odierno Giappone).
Le navi salparono nell'estate del 1498: con il figlio Sebastiano, Caboto toccò il Labrador e costeggiò la Groenlandia meridionale. A questo punto, si perdono le tracce della spedizione inglese.
La Città di Gaeta, in memoria di tale illustre figlio, gli ha dedicato il principale Lungomare, intitolato l'Istituto Tecnico Nautico (uno dei più antichi d'Italia) e commemorato la sua scoperta intitolandogli un monumento in occasione dei 500 anni della scoperta del Canada (1997).

venerdì 1 ottobre 2010

Anche il mare ha i suoi fiori: I polipi

Vola e non fermarti

Vola e non fermarti,
gabbiano.
Le tue bianche ali
librano leggere
nel vento.
Un angelo pari
sopra al
grande e infinto blu.
Vola e non fermarti
oltre l'orizzonte...
Segui quello sbuffo
di nube ovattata 
e annega
nel suo sconfinato turchino.

nereidebruna

La vita

“Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto,
come un flauto di canna che il Signore riempie di musica.”

San Agostino
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi.

Sal.26

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Sal.138
Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.