Ero uscito presto. Il sole stava pian piano levandosi oltre la duna.
Attraversai la strada con attenzione ma vista l’ora, il via vai delle auto che saettano a destra e a sinistra in un continuo frastuono e strombettio, era pressoché nullo. Un deserto d’asfalto.
Il viale alberato era spoglio da ogni essenza di vita; solo una piccola graziosa lucertola priva di coda zampettava sinuosa lungo il tronco rugoso di un alto pino marittimo alla ricerca di un raggio di sole per il suo consueto bagno di luce. Al mio passaggio, come il solito, raggiunse in fretta una piccola insenatura nel legno e si rifugiò al suo interno.
Nella panchina, antistante alla discesa che portava al mare, dormicchiava seduto scomposto con la testa penzoloni, un anziano. Il giornale quotidiano scivolato per terra. Alcuni fogli erano sparsi nell’erba spinti dal vento. Gli passai vicino ma non si mosse.
Finalmente incontrai il primo uomo “in vita” che correva leggero e sorridente, non so perché, dalla parte opposta della strada. Stava facendo jogging e quella sua palese felicità espressa da una fila di denti bianchissima e ben in mostra, stampata tipo manifesto pubblicitario per sponsorizzare qualche nuovo e miracoloso dentifricio, mi parve alquanto falsa e fuori luogo. Sapevo che correre era faticoso e neppure tanto divertente.
Continuai la mia passeggiata superando un ponticello di legno. Sotto scorreva un piccolo corso d’acqua a volte senz’acqua. Oggi invece un rivolo, forse alla fine dei suoi giorni scivolava lento.
Dal muretto, guardando giù vidi alcune rane che con un “cra cra” mi diedero il buongiorno e poi con un salto scomparvero sotto il fogliame. La loro non è una lingua universale, quindi le salutai con un cenno.
Ecco il mare! Vivevo qui da qualche tempo e ogni volta che vedevo il mare, cercavo di scoprirne i confini ma la sua distesa era infinita.
A essere sincero non amo particolarmente sguazzare nell’acqua e il mio nuoto è esclusivamente per salvarmi la pelle. Un po’ invidiavo, ed è difficile che lo ammetta essendo alquanto orgoglioso, il migliore e fedele amico dell’uomo, parlo del cane, che si butta in acqua come un pazzo per raccogliere un semplice tronco amorfo, per di più non commestibile, ma che lo rende tanto felice e soddisfatto.
Parli del diavolo… ecco che spunta la coda. Un piccolo, ma non troppo ammasso di pelo correva abbaiando verso alcuni gabbiani che zampettavano a caccia di molluschi. All’arrivo della matassa di ovatta crespa si alzarono in volo emettendo stridii acuti.
Il padrone lo richiamò a gran voce:
“ Birillo…!” Ubbidiente ritornò sui suoi passi leggermente avvilito. A me i cani non piacciono. Ero allergico.
Una volta poi, il cane degli inquilini del secondo piano, la famiglia Marchetti, un quattro zampe pulcioso, con la barba, due orecchie lunghe e larghe come un elefante, una coda a ricciolo simile a quella dei porci che si chiamava Rufus, un nome appropriato, mi si parò davanti al portone d’entrata del palazzo e minacciosamente mi mostrò “un sorriso” completo di tutti i denti canini compresi, e mi puntò. Capii che non era un bel giorno per me, anche se il sole splendeva e nella mia mente scattò, come in un film, un ciak si gira. Guardai a destra e a sinistra per trovare un varco d’uscita e darmela a gambe levate (per alcuni secondi una musica tipo Profondo Rosso) e mi resi conto che l’unica via di salvezza era attraversare la strada di corsa (e qui il suo sguardo duro fissa il mio e la musica cambia d’improvviso: Mezzogiorno di fuoco). Era, infatti, mezzogiorno e il traffico della statale inimmaginabile. Passare forse era un suicidio (e vidi in un flash le mie esequie e una bianca lapide marmorea su cui era scritto: Qui giace Romeo un compagno di vita amato da tutti).
Il coraggio però non mi è mai mancato. La musica cambiò di nuovo, questa volta presa dal film: La carica dei 101; come un fulmine mi girai di scatto lasciando la paura sul ciglio attraversai la strada velocissimo. Non credo che il nuovo treno Milano - Roma ad alta velocità avrebbe potuto eguagliarmi. E ce la feci per un pelo, lui invece… Seppi che per Rufus non ci furono esequie ma un sacco di plastica scuro e un cassonetto.
Fui triste per qualche minuto, giusto il fatto doloroso, poi ripresi la mia dignità e tornai a casa a testa alta.
In fondo questa è la vita!
La spiaggia si stava popolando. Un bimbo seminudo seguito dalla mamma giocava allegramente con la palla.
Mi soffermai curioso a osservare una buca profonda ma vuota vicino alla riva. Non sapevo che qui ci fossero le talpe e non era la prima buca che vedevo.
Mi avviai verso l’uscita; si stava facendo tardi. Il cielo limpido privo di nubi e il sole ora alto mi avevano fatto dimenticare lo scorrere del tempo. La colazione mi aspettava.
Salutai la solita anziana carica di buste con la spesa alimentare. Dal profumo che sprigionavano, oggi doveva aver acquistato dell’affettato e mi venne l’acquolina e un leggero languorino allo stomaco. Dovevo dirlo a Rosa che quando va da Gigi ne compri qualche etto. Ne vado pazzo!
Allungai il passo e arrivai giusto giusto perché dalla cucina usciva un delizioso aroma di pane tostato, biscotti e caffè… il caffè no, perché mi rende nervoso ma il resto… Pancia mia fatti capanna.
“ Sei qui finalmente… dove sei stato? Sempre in giro… “ sbraitò Rosi. Quanto l’amavo, era tutto per me.
“Tieni, questo è il tuo latte, vai piano perché è freddo da frigo e queste sono le tue crocchette. Mangia!” e pose sul pavimento due scodelle colme.
“O no… “ dissi fra me e me “ la solita sbobba…! “ e sospirando, miagolai debolmente e ci ficcai dentro il muso.
nereidebruna
Leggere e scrivere
Una stanza senza libri è come un corpo senz'anima.
Cicerone
La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello
Cicerone
La vita o la si vive o la si scrive.
Luigi Pirandello
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La vita
“Possa io fare della mia vita qualcosa di semplice e diritto,
come un flauto di canna che il Signore riempie di musica.”
San Agostino
E gli uomini se ne vanno a contemplare le vette delle montagne, i flutti vasti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi.
Sal.26
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Sal.138
Guidami, Signore, per una via di eternità.
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
Straordinaria, bellissima e divertentissima...
RispondiEliminabrava Nereidebruna.
Antonio
E brava Nereidebruna,sei troppo brava,bel racconto,io però la mia passeggiata sul lungomare,l'ho realmente fatta con te,quante risate,ma aspettami,prima o poi ritornerò,ciaooooooooooooooooooooooooooo.
RispondiEliminaGrazie a voi...!!!
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